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Esiste forse qualche essere umano che, dall’età della ragione in avanti, non abbia sognato, fantasticato, immaginato un contatto con un’altra persona basato su un sentimento d’affetto, più o meno idealizzato? Chi, sin da bambino, non ha riposto le maggiori speranze in una ‘storia d’amore’ meravigliosa e destinata a durare eternamente in una felicità assoluta?

Se è vero che tutti gli uomini sperimentano questa emozione dentro di sé, allora essi si troveranno di fronte alla necessità, o almeno all’opportunità, di rinvenire delle parole con cui rivelare il proprio sentimento. Uno strumento principe, offerto in dono all’uomo dalle Muse, è quello della poesia, la forma artistica maggiormente in grado di esprimere in pochi versi ciò che vi è di più profondo nell’animo umano.

Chiunque si addentri nel labirinto della letteratura di tutti i tempi, scoprirà che il poeta che con più forza, passione, sincerità, immediatezza ha esplorato la sfera dei sentimenti umani è Gaio Valerio Catullo.

Egli è stato il primo a interrogarsi sui propri moti dell’animo, con estremo coraggio e trasparenza, offrendo agli uomini di ogni tempo un regalo immenso e senza prezzo: ha messo a disposizione dei cuori palpitanti, con sintetica e perfetta parola poetica, il suo mondo più personale e privato, quello che, in genere, si tiene ben nascosto agli occhi altrui. In questo modo, ha permesso ad ognuno di noi di affrontare il timore di una solitudine affettiva, divenendo una sorta di compagno di viaggio sentimentale, nei momenti felici come in quelli più bui. 

Non importa quanti secoli siano trascorsi, e quanti ne trascorreranno, Odi et amo resterà sempre scolpito nell’immaginario delle generazioni per l’espressione di una passione ambivalente; Miser Catulle, desinas ineptire riporterà sempre un senso di sofferenza e compassione (per gli animi sensibili); Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, inviterà sempre ad assaporare il frutto del nostro amore.

Dunque, c’è poi tanta differenza tra gli uomini del I secolo a.C. e noi? In fondo, le parole di un uomo che ha amato più di duemila anni fa risuonano nel nostro animo come se fossero state appena scritte. L’universalità del sentimento umano ci lega nel tempo, impedendo che la memoria vada dispersa.

Il ponte più solido e percorribile tra il passato e il presente resta, perciò, la letteratura, vero punto di incontro tra le epoche, e strumento di dialogo con i nostri idoli di un’età remota ma ancora viva e pulsante nelle nostre emozioni.

Prima o dopo, nella vita, potremmo sentire una voce – forse, perché no, la nostra – sussurrare i versi immortali: dammi mille baci, poi cento, poi altri mille e quindi altri cento, poi ancora mille, poi cento.

Lavinia Bottero – IV Scientifico