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Essere donna non è un qualcosa di semplice. 

Il cammino verso l’indipendenza economica, finanziaria e sociale è tutt’ora un percorso doloroso e frastagliato. Certamente quella dell’emancipazione femminile è una dura lotta; siamo sicuri di essere tutti “femministi” e pronti ad accettare la totale libertà dell’essere donna?

Il femminismo

Il termine femminismo è stato, soprattutto negli ultimi anni, estremizzato e usato in contesti errati: il movimento femminista è nato con lo scopo di raggiungere una situazione di parità tra i sessi e non per il sovvertimento delle due posizioni.

Negli ultimi anni, sia per errori delle donne che per errori dell’uomo, si è frainteso lo scopo del femminismo e ciò che significa parità e avere dei diritti. Le donne, in passato – e tuttora in alcune parti del mondo – hanno dovuto affrontare situazioni terribili ed essere ridotte a condizione di schiave, totalmente sottomesse al marito, o prima di lui al proprio padre. La situazione è in parte cambiata, nonostante al giorno d’oggi sia assicurata l’uguaglianza formale tra generi, siamo ben lontani dall’uguaglianza sostanziale, ovvero quella reale. 

Il mondo di oggi non è assolutamente pronto ad ammettere che le donne hanno le capacità per fare ciò che fanno gli uomini e a volte persino meglio. Il genere maschile si sente fortemente attaccato quando una donna ottiene una promozione sul lavoro, vince qualcosa al posto loro o qualunque cosa che potrebbe sembrare irrilevante. Gli uomini sembrano essere il genere forte e dominante, ma non è così: alzano una barriera chiamata mascolinità, che si attiva in casi di “pericolo”, ma una volta che questo scudo si disattiva, non sono altro che essere umani anche loro deboli e pieni di insicurezze.

 

Per secoli le donne non hanno potuto vincere o farsi valere, quindi ora che è invece possibile perché privarle del loro momento? Se hanno dimostrato di avere idee e opinioni valide perché non premiarle?

Come scritto da J.W. Scott, la donna assunse rilevanza lavorativa nella società industriale solo perché considerata una minaccia e un cambiamento repentino, perché la donna lavoratrice non avrebbe più avuto tempo di accudire e crescere la prole.
L’attivista Chimamanda Ngozi Adichie nel suo libro “Tutti dovremmo essere femministi” spiega come sia venuta a conoscenza della parola femminista e quanto definirsi tale sia difficile al giorno d’oggi. Nel suo testo scrive:

“la parola “femminista” si porta dietro un bagaglio negativo notevole: odi gli uomini, odi i reggiseni, odi la cultura africana, pensi che donne dovrebbero essere sempre ai posti di comando, non ti trucchi, non ti depili, sei perennemente arrabbiata, non hai senso dell’umorismo, non usi il deodorante.” 

Questo breve estratto ci fa ben capire come l’opinione pubblica abbia estremizzato un concetto e l’abbia portato ad essere negativo.

Al giorno d’oggi, in quanto donna, si ha paura a definirsi femminista, perché le persone potrebbero pensare che tu sia la “classica” femminista che vorrebbe vedere le donne sul tetto del mondo; invece, le donne dovrebbero imparare a disinteressarsi dell’opinione pubblica e dimostrare ciò che la definizione di femminista è, ovvero “una persona che crede nell’eguaglianza sociale, politica ed economica dei sessi”.

Quest’estate i social e i giornali sono stati tempestati dalla campagna promozionale per il film di “Barbie”.

Il film può essere piaciuto come no, però in esso si cela un grande significato verso la fine del film, quando Barbie realizza cosa comporta essere donna.

Una delle protagoniste, infatti, dice:

“Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi amare l’essere madre, ma non parlare dei tuoi figli per tutto il dannatissimo tempo. Devi essere una donna in carriera, ma anche preoccuparti sempre degli altri. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è assurdo, ma se lo fai notare, vieni accusata di essere una che si lamenta. Dovresti rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza. Ma devi sempre distinguerti dagli altri ed essere sempre grata. Senza dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe.”


Questo monologo esprime bene come tutte le donne si sentano di fronte agli occhi del mondo e quante insicurezze si siano create in loro anche da commenti fatti riguardo al tema del femminismo e dell’indipendenza; questo perché ora una donna può lavorare, ma si presuppone che questa voglia anche una famiglia; perciò, non verrà mai trattata come un uomo sul piano lavorativo.

 

Infine, il falso mito della sfera psicoemotiva della donna: le donne sono persone che provano emozioni, ma non per questo è l’unica cosa di cui sono capaci. Sbagliato.

Il mondo moderno dovrebbe abituarsi al fatto che le donne siano esseri umani pensanti e non hanno bisogno di aiuto nel prendere decisioni o gestire la propria vita; tuttavia, la società nella quale viviamo non è ancora pronta.

 

Matilde Lanteri Sterza 

studentessa della 5 LES, scrive per il blog da quattro anni e ne dirige l’organizzazione. Nel tempo libero le piace scattare fotografie e ama viaggiare. L’anno prossimo spera di frequentare l’Università degli studi di Bologna.

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