Anche quest’anno Safa’s Voice ha avuto il privilegio di intervistare uno dei più stimati scrittori e intellettuali italiani: Nicola Lagioia.
Nato a Bari nel 1973, ha esordito nel 2001 con Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj, ma è con La ferocia (2014), vincitore del Premio Strega, che ha raggiunto il grande pubblico. La sua produzione include anche successi come La città dei vivi, da cui è stata tratta una serie podcast di grande impatto.
Oltre alla scrittura, ha lasciato il segno nel mondo dell’editoria: dal 2017 al 2023 ha diretto il Salone del Libro di Torino, trasformandolo in un crocevia culturale sempre più internazionale.
Oggi è alla guida della rivista Lucy, un progetto che si inserisce nel dibattito culturale con ambizione e profondità.
Lo abbiamo intervistato per esplorare la sua visione sulla scrittura, l’editoria e il racconto del presente, in un’epoca di consumi culturali sempre più frenetici.

Lucy è una rivista culturale ricca di contenuti preziosi. Cosa ti ha spinto a dirigerla? Quale pensi sia oggi il ruolo delle riviste culturali nel dibattito pubblico
Goffredo Fofi, che è stato un grande animatore di riviste, nonché un mio maestro, aveva una ricetta in quattro punti: “resistere, studiare, fare rete, rompere i coglioni”. Oggi la cosa più difficile mi sembra “fare rete”, cioè creare intorno a una rivista (o a un’altra iniziativa di questo tipo) una vera comunità di persone legate le une alle altre. Oggi il potere ci vuole più divisi che mai, così senza “fare rete” (non mi riferisco alle reti virtuali, si sarà capito) diventa molto più difficile “resistere” e “rompere i coglioni”. Naturalmente “studiare” (conoscere e far conoscere) è un’altra cosa fondamentale.
Noi crediamo che una piccola rivista culturale, se curata con passione, possa offrire qualcosa di interessante e permettere di esprimere idee complesse con tempi di fruizione più lenti rispetto ai ritmi sincopati dei social network. Quando avete ideato Lucy, vi siete chiesti quale sia il ruolo degli articoli in un mondo che favorisce l’intrattenimento rapido? Come si può valorizzare oggi la fruizione lenta della cultura?
C’è una fruizione persino più lenta della cultura, ed è quella prevista dai libri. Quindi mettere su una casa editrice, e in minor misura una rivista, significa oggi sfidare la velocità che si è data il mondo, che per molti versi mi pare una velocità senza freni, dunque destinata a finire in tanti piccoli e meno piccoli disastri. Fai quel che devi, succeda quel che può.

Molti giovani redattori inizialmente faticano a esprimersi pubblicamente attraverso la scrittura. Da scrittore affermato, hai un consiglio per superare questa resistenza iniziale?
Imparare bene a fare il proprio mestiere è più molto più importante che affermarsi. Il resto viene da sé, se viene. A ogni modo: molto studio, molta dedizione, molta apertura al mondo, molta capacità di ascolto, molta pazienza.
Quali consigli potresti darci per migliorare la qualità della nostra scrittura? Hai qualche modello a cui ti sei ispirato? Quali esercizi o abitudini consigli per affinare lo stile?
Leggere è la migliore scuola di scrittura immaginabile. E, se possibile, leggere in modo consapevole

L’industria culturale sembra aver investito massicciamente sui podcast, che sono ormai prodotti molto curati. Nel nostro piccolo, ma molto agguerrito, progetto abbiamo intenzione di produrne anche noi. Tu hai registrato alcuni dei podcast più apprezzati degli ultimi anni, come La città dei vivi e Fare un fuoco. Credi che il podcast sia complementare alla scrittura o che possa sostituirla? Ce ne consigli qualcuno?
Il podcast è uno strumento interessante, con enormi potenzialità, che però non credo proprio sia sostitutivo della scrittura, e men che meno della letteratura. Ci sono podcast molto seguiti, ma non ci sono podcast capaci di rappresentare una pietra miliare dell’immaginario come certi film o certi romanzi. Però sono un modo magnifico per comunicare e raccontare storie. Il problema semmai è che in Italia non si è ancora trovato un modello di business in grado di sostenerli e farci quel po’ di soldi che giustificano lo sforzo.
Ci consigli qualche libro imperdibile? Siamo sempre affamati di buone letture.
I libri imperdibili da leggere sono un’infinità. Vi scrivo dalla Colombia, sono qui a un festival letterario e ho di fronte a me una gigantografia di Mario Vargas Llosa, peruviano, ma che qui a Cartagena (dove mi trovo) è un abituale. Così dico “Conversazione nella Cattedrale”.
La redazione
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