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Il simulatore, come dice il nome stesso, è l’insieme di hardware e software che permette all’utente di replicare l’esperienza di guida di un veicolo. In un futuro prossimo, questi sistemi potranno mai avere la capacità di rendere obsoleto l’allenamento di guida sul campo e, soprattutto, permettere ai piloti virtuali di realizzare il sogno di correre nella realtà?

Al giorno d’oggi, abbiamo raggiunto un livello di simulazione impensabile anche fino a pochi anni fa: si è passati da semplici volanti con la cinghia senza force feedback, ossia la tecnologia che permette di opporre una resistenza alla forza impressa dall’utente per il controllo del veicolo, a vere e proprie riproduzioni di volanti di Formula 1, che permettono, grazie ai numerosi comandi, di controllare ogni regolazione e riprodurre fedelmente i comportamenti della vettura.

I circuiti virtuali all’interno dei giochi di guida non erano altro che rappresentazioni artistiche, prive quasi totalmente di dettagli. I cordoli, gli avvallamenti, i dossi, le pendenze della pista vera non erano riprodotti in modo perfetto, a volte in scala minore rispetto alla realtà, o completamente differenti. Oggi invece, grazie alla tecnologia Laser Scan, il circuito viene riprodotto con un alto grado di fedeltà: ogni dosso e cordolo è identico al terreno reale, e si riescono a percepire le differenze tra le varie superfici e ondulazioni dell’asfalto.

I giochi di guida odierni mostrano immediatamente il ruolo cruciale degli pneumatici, che variano da vettura a vettura e sono senza dubbio l’elemento che insegna come si guida in pista nella realtà. Purtroppo, non si è ancora arrivati a comprendere totalmente il comportamento delle gomme e ogni simulatore ha caratteristiche diverse a riguardo. Tuttavia, la maggior parte dei simulatori oggi rappresenta un valido strumento di allenamento, perché rispecchiano tutti, anche se con qualche limitazione, il comportamento di uno pneumatico e le leggi della fisica.

Anche se esistono simulatori dinamici che permettono di sentire alcuni movimenti all’interno della vettura, il simulatore non sarà mai in grado di riprodurre un elemento fondamentale della guida in pista: la forza G. Durante la guida reale, infatti, il corpo percepisce le forze di accelerazione, decelerazione e curva. Queste piattaforme mobili possono inclinarsi o vibrare, ma non possono replicare la sensazione di essere sballottati a destra e sinistra per i cambi di direzione e elevazione, né quella di sentirsi schiacciati sul sedile per l’accelerazione o essere frenati dalle cinture per la decelerazione.

Tutto questo è essenziale alla guida in pista, come afferma il pilota di corse e Youtuber Alberto Naska: anche disponendo di un simulatore all’ultimo livello, è difficile capire con precisione quando accelerare, frenare o curvare senza queste sensazioni. Inoltre, il simulatore non riesce a riprodurre la sensazione di velocità che si prova all’interno di una vera macchina da corsa, né l’adrenalina e lo stress alla guida. Spesso, durante le corse, i piloti prendono determinate decisioni sulla base del fattore di rischio, non solo per i danni alla vettura, ma anche per la propria vita. Nella realtà, sbagliare una curva significa uscire di pista o danneggiare l’auto, mentre nel videogioco basta premere un tasto per ripartire.

Anche con queste limitazioni, i simulatori rimangono comunque un ottimo strumento per allenarsi in vista di gare reali. Ne è un esempio il quattro volte campione del mondo di F1, Max Verstappen, che si ritiene abbia sviluppato le sue capacità non solo con l’esperienza nei kart e nelle gare reali, ma anche attraverso il sim racing. Il pilota, infatti, è famoso per partecipare a gare virtuali persino durante i weekend di gara. Inoltre, tutti i team di F1 dispongono di simulatori avanzati per testare assetti e strategie.

È impressionante come i piloti virtuali più forti riescano ad adattarsi immediatamente alle macchine reali e risultino quasi imbattibili nel mondo virtuale, anche contro i piloti professionisti. La mancanza di sensazioni fisiche come la forza G e l’affidamento esclusivo sulla vista e sulla memoria permettono loro di sviluppare uno stile di guida quasi robotico: frenano sempre nello stesso punto, curvano con precisione millimetrica e mantengono una costanza incredibile, senza il fattore rischio che invece condiziona le decisioni in pista.

L’efficacia dei simulatori è stata dimostrata da piloti come Jann Mardenborough, che grazie alla GT Academy—un contest organizzato per far correre nella realtà i piloti virtuali—ha ottenuto il 3° posto nella 24 Ore di Le Mans, classe LMP2. Anche James Baldwin, Igor Fraga e Cem Bölükbaşı (quest’ultimo attualmente pilota in F2) hanno dimostrato che il sim racing è molto più di un semplice gioco.

Conclusione

I simulatori sono ormai uno strumento efficace per l’allenamento dei piloti. Tuttavia, il mondo delle corse è spesso limitato da barriere economiche. Organizzare più competizioni per i sim racer potrebbe scoprire nuovi talenti e rendere i simulatori un allenamento essenziale, al pari dei kart. Con l’avanzare della tecnologia, è possibile che il sim racing diventi una delle principali vie d’accesso al motorsport, abbattendo i costi e rendendo le competizioni più accessibili.

Marco Martinelli, V LES

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