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Ucraina, Palestina, Myanmar, Siria e Messico: sono solo 5 dei 20 paesi in conflitto nel 2024, secondo i dati del Conflict Index di ACLED. Le notizie non parlano d’altro: il ministro britannico Cameron riconosce a Kiev il diritto di colpire in Russia, anche con le sue armi, come riporta Rai News il 7 maggio. È evidente che nonostante il progresso, la guerra è ancora oggi ritenuta da molti il mezzo giusto ed unico per risolvere i conflitti, ma l’egemonia della guerra può essere spodestata.

Le guerre attuali hanno radici antiche, perciò per capirne la motivazione intrinseca bisogna percorrere la storia della concezione stessa della guerra. In tutte le epoche essa prevedeva l’uso della violenza per uno scopo variabile e spesso motivato o giustificato.

Guerra: Grecia, Roma, Cristianesimo

Per quanto riguarda l’Occidente, nella Grecia antica la guerra era legata alla religione. Per assicurare la protezione dei santuari e della loro proprietà, le poleis muovevano guerra le une contro le altre, senza concepirla come una guerra santa. Infatti, una volta ottenuta la vittoria, concedevano la libertà di culto, senza imporre la propria. Si trattava di guerre in cui vi era un limitato uso di violenza: raggiunto lo scopo, si tornava alla situazione di pace, senza ripercussioni sulla polis sconfitta.

Sembra che per i Greci le guerre che avvengono nel mondo terreno siano influenzate dai conflitti tra le divinità nel cielo. Nei testi di Omero viene evidenziato questo legame per come ogni eroe abbia degli Dei sostenitori e avversi: nell’Iliade dalla parte greca vi sono Atena, Poseidone, Era, Efesto, Ermes e Teti. La traslazione antropomorfa da uomo a dio include la concezione idealistica della guerra, come dimostrato dal mito della caverna di Platone.

Con l’inizio dell’era romana, vi è la nascita del diritto che ha avuto un’influenza determinante dell’evoluzione della storia. Infatti, la guerra viene giustificata a livello legislativo, pertanto si dichiara solo se difensiva o punitiva nel caso di una norma violata. L’esempio celebre di bellum iustum è la guerra civile del 49 a.C., scaturita contro Cesare per aver oltrepassato il confine del Rubicone con il proprio esercito, contro la norma che vietava il suo superamento con le truppe armate.

In contrasto con la concezione dello bellum iustum, il Cristianesimo proibisce l’omicidio volontario del prossimo come sancito nel quinto comandamento.

Dopo essersi affermato come religione del Sacro Romano Impero, il comandamento del “non uccidere” entra in contrasto con le mire espansive e protezioniste degli imperatori. È stata necessaria una traslazione ideologica dello bellum iustum dal livello legislativo a quello morale. Uccidere è rimasto comunque un peccato, ma giustificato se commesso in nome di Dio. Nella storia prove di ciò si trovano nella Guerra santa e nelle crociate. Nascono così i cavalieri e i templari, che seguendo il modello degli eroi greci, combattono per difendere o riconquistare i luoghi sacri, con la differenza di totale assenza di tolleranza religiosa. La Reconquista della Spagna testimonia la fede dei Cristiani di essere dalla parte giusta moralmente muovere la guerra contro gli infedeli.

Guerra nella Storia Moderna

L’Illuminismo è la chiave di svolta tra la guerra santa e quella per fini nazionalistici. L’ateismo o meglio il deismo illuminista degli intellettuali spostò l’attenzione dai valori religiosi a quelli della ragione, focalizzando l’identificazione di un popolo sul folklore e sulle tradizioni. Di conseguenza nacque il bisogno di definire il territorio nazionale, che spinse l’Europa in guerre che modificarono la geopolitica dell’Ottocento. Il caso italiano è quello del Risorgimento, grazie al quale nacque il Regno d’Italia, ma la questione nazionale si prolungò fino alla firma degli ultimi trattati successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

Nell’epoca contemporanea il mondo si è diviso in due fronti: i totalitarismi da una parte e le democrazie dall’altra, con i rispettivi Stati satelliti. Le scelte politiche sono sempre prese da un’élite guidata da un leader, investito del ruolo effettivo decisionale. Nei totalitarismi il popolo è privato di molti diritti umani, come l’espressione del libero pensiero e la capacità di spodestare il governo in carica, e pertanto finisce in modo inautentico a riconoscersi nell’ideologia promossa dalla classe dirigente. All’opposto, la democrazia si basa sul potere del popolo, quindi il governo rappresenta la volontà della maggioranza elettiva e le situazioni critiche vengono segnalate al partito in carica per aggiustare il tiro del programma politico.

 

Basta guerre! È tempo di costruire ponti, non muri di odio!

La storia ci insegna che la guerra è solo l’illusione di una soluzione. È un circolo vizioso di violenza che genera solo dolore e distruzione.

È ora di dire basta!

Sconfiggiamo l’accecamento della rabbia e abbracciamo la luce della pace. Costruiamo ponti di dialogo e comprensione tra culture e popoli diversi.

Scegliamo l’amore, non la guerra!

Solo così potremo creare un futuro radioso per l’umanità, un futuro libero dal flagello delle guerre.

 

Aleksei Klimov

Aleksei Klimov

Studente V Scientifico

studente della 5 SCI, russo e poliglotta. Ciò che lo appassiona gli permette crescita personale. Nei testi cerca di esprimere la sua opinione, meditando su temi attuali e non.