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Su un dato possiamo (e dobbiamo) essere tutti d’accordo: Il cambiamento climatico è una delle sfide più pressanti che il nostro pianeta sta affrontando, che lo vogliamo o no. 

Le conseguenze delle attività umane sulla Terra si stanno manifestando in modi sempre più evidenti, come eventi atmosferici sempre più frequenti e catastrofici: pensiamo alle tempeste o ai tornado, uragani, alluvioni, chicchi di grandine delle dimensioni di una mela… 

Tutto ciò mette sempre più in pericolo ecosistemi, specie animali e, in generale, la sostenibilità della vita sul pianeta. Possiamo disinteressarcene? Forse no

In questo articolo analizzeremo il fenomeno e confronteremo i dati con un sondaggio svolto all’interno della scuola su un campione di 30 persone, che ha come obiettivo di saggiare la percezione di questa crisi.

I dati 

Iniziamo analizzando il quadro attuale del cambiamento climatico. I dati sono sconfortanti. Quattro fattori: l’aumento delle temperature globali (periodo 2010-2020 con 1,1 °C sopra la media, il punto di non ritorno è stimato a 1,5 °C), scioglimento dei ghiacci (nel 2022 abbiamo perso 3000 milioni di metri cubi di ghiaccio corrispondenti al 6% dei ghiacciai attuali), eventi meteorologici estremi e innalzamento del livello del mare sono solo alcune delle evidenze di questo fenomeno. La causa principale è l’attività  umana.

Siamo nei pasticci. Nessuno escluso.

Infatti le coste quanto le regioni più aride  affrontano minacce crescenti. 

La natura non ci ringrazia: la biodiversità è a rischio a causa della perdita di habitat e delle variazioni nelle temperature: in poche parole, continuasimo così, addio orsi polari.

Non disperiamo. Sebbene possa sembrare controintuitivo, ognuno di noi gioca un ruolo cruciale nel cambiamento climatico. 

Ridurre il nostro impatto ambientale attraverso scelte consapevoli, come il consumo responsabile e l’uso di energie rinnovabili, può contribuire a rallentare il deterioramento del nostro pianeta. Inoltre, è essenziale promuovere pratiche sostenibili a livello personale e comunitario.

Siamo tutti parte di un articolatissimo puzzle composto da 8 miliardi di pezzi: si nota la mancanza anche di un solo tassello.

Il sondaggio

 

Ecco i dati. Premettiamo che il campione è composto da 30 soggetti che a vario titolo frequentano l’istituto.

I partecipanti  hanno espresso la loro opinione su chi debba lavorare per contrastare il cambiamento climatico: la risposta è inequivocabile. L’80% ritiene che questo onere sia a carico tanto dei  singoli cittadini, quanto dei governi e aziende.

Come possiamo notare, quando è stato chiesto se ci sia la necessità di dibattere  ulteriormente del cambiamento climatico, gli intervistati hanno risposto a grande maggioranza sì (70%).

c’è molta voglia di approfondire la questione

Eco-vandalismo

Una nota dolente. Negli ultimi tempi i notiziari sembrano concentrarsi sugli attivisti esclusivamente quando causano “danni”, alimentando ulteriormente un clima di avversione verso coloro che cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica.

Ad esempio, il 9 dicembre il gruppo di attivisti ambientali Extinction Rebellion, soprannominati dai mass media eco-vandali, hanno tinto di verde fluo diversi fiumi e canali d’Italia. Video

Prima di giudicare, dobbiamo tenere conto di come questa azione dimostrativa sia stata innocua; di ciò se nesonoperò disinteressati i mass media, che hanno immediatamente coniato l’espressione  di eco-vandali, che però distorce la prospettiva e attira l’odio delle persone.

Questo clima di intollerenza è ben documentato dal 40% dei partecipanti al sondaggio, che dichiara di odiare Greta Thunberg e gli altri attivisti.

La distorsione dell’informazione

In occasione delle alluvioni in Emilia Romagna e in Toscana dell’ultimo anno, i giornali si sono occupati esclusivamente di riportare l’ammontare dei danni e i fondi necessari al risanamento delle aree colpite, escludendo totalmente la cause di queste catastrofi.

Personalmente ritengo sia opportuno trattare maggiormente il tema climatico invece di limitarsi a menzionarlo solo in relazione a disastri naturali. I giornali quindi dovrebbero fornire informazioni sui progressi compiuti verso la sostenibilità e sulle sfide ancora da affrontare per costruire un mondo più ecologicamente responsabile.

Conclusioni

In conclusione, il dibattito continua a dividere l’opinione pubblica. Mentre alcuni vedono la necessità di protestare in modo più incisivo per affrontare le sfide ambientali, altri ritengono che tali azioni possano avere un impatto negativo sulla società. La sfida è trovare un terreno comune che consenta di affrontare le preoccupazioni ambientali senza generare ulteriori divisioni nella società.