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Il caffè è un piacere della vita e scandisce per molti le pause dal lavoro e  dallo studio, sancendo, come un rituale laico, l’inizio della decompressione.

Ciononostante la caffeina ha la reputazione di creare dipendenza, di causare problemi di insonnia e di provocare cattivo umore, di rendere più nervosi e pure di essere un agente scatenante di alcune patologie, come il morbo di Parkinson.

La sua cattiva fama è meritata? No. Lo dimostreremo.

Infatti, due o tre tazzine di caffè non solo non provocano effetti sgradevoli, ma possono essere un vantaggio.

 Perché la caffeina crea dipendenza?

 Durante il giorno nel cervello si accumula una molecola, l’adenosina, che si lega a certi recettori delle cellule nervose, rallentandone così la loro attività e provocando sonnolenza; anche la caffeina è in grado di legarsi a questi recettori, così facendo blocca occupa lo spazio dell’adenosina, impedendone gli effetti “rallentanti” e facendo sì che i neuroni restino attivi più a lungo, mantenendo uno stato di veglia.

La caffeina inoltre attiva anche l’ipofisi, una ghiandola situata alla base del cervello; l’ipofisi rilascia ormoni che coordinano le ghiandole surrenali, facendo produrre adrenalina e aumentare, così, i battiti cardiaci e la velocità della pressione sanguigna. Se l’assunzione giornaliera della caffeina è costante, il cervello finisce però per adattarsi e creare più recettori di adenosina sulle cellule nervose, per dare alla molecola più opportunità di legarsi ad esse e svolgere la sua funzione abituale. Di conseguenza: più recettori, più caffeina necessaria per occuparli e ottenere lo stesso effetto “sveglia”.

 

Perché reagiamo in modo diverso alla caffeina?

Il motivo per cui ognuno di noi reagisce in modo differente alla “dose di caffè” è genetico; in base alla codifica genetica, alcune persone sono più veloci nello smaltire l’alcaloide stimolante presente nella caffeina e quindi gli effetti, sia positivi, sia negativi, che normalmente un caffè espresso garantisce, tendono a svanire più rapidamente. Anche i recettori dell’adenosina presenti nel cervello variano molto a seconda del corredo genetico di ciascuno di noi, alcune varianti del gene possono comportare una maggiore facilità della caffeina a legarsi ai recettori, mentre altre varianti una maggiore resistenza.

 

E la salute?

 Negli ultimi anni si sono scoperte diverse applicazioni positive della caffeina.

La caffeina, ad esempio, viene sempre più utilizzata come “droga legale”, per migliorare le prestazioni negli sport agonistici; garantisce un effetto piccolo o moderato sulla resistenza e la forza muscolare e gli effetti più significativi di questo si osservano negli sport di resistenza; la caffeina promuove infatti le contrazioni muscolari, modificando i livelli di calcio, sodio e potassio, agendo anche come antidolorifico.

La caffeina, poi, aumenta le capacità cognitive; una dose moderata di essa aiuta a rimanere concentrati più a lungo.

Inoltre, a lungo termine la caffeina può potenziare la memoria e la normale dose di caffè può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, diabete di tipo due e malattie del fegato; per alcune patologie, come il diabete di tipo due, la ricerca evidenzia come il fattore in grado di prevenirle non sia tanto la caffeina, bensì qualche altro componente presente nel chicco macinato di caffè, dal momento che anche il caffè decaffeinato risulta altrettanto efficace.

 Caffeina e non umani

 Un esperimento interessante è stato quello di somministrare la caffeina agli insetti per vedere come avrebbero reagito.

Come la maggior parte delle piante, la pianta del caffè si limita a scombussolare il nemico, distraendolo dalla cena e rovinandogli l’appetito. Dei ricercatori della NASA hanno dato ad alcuni ragni una serie di sostanze psicoattive diverse, per vedere come avrebbero influenzato le loro capacità nel tessere le ragnatele; i ragni sotto l’effetto della caffeina hanno fatto curiose ragnatele cubiche, totalmente inadeguate, con angoli irregolari, strutture prive di simmetria, senza un centro e aperture tanto grandi da lasciar passare addirittura piccoli uccelli, figuriamoci gli insetti. Curioso anche l’effetto “bar” sulle api; infatti, studi hanno dimostrato che l’ape di fronte alla scelta tra polline semplice e polline con aggiunta di caffeina non ha dubbi e sceglie il caffè, a quanto pare, rimanendo, come noi, dipendente dalla caffeina, che la rende molto più laboriosa ed efficace nel lavoro.

 

Insomma, godersi un buon caffè non solo è piacevole, ma può anche essere un toccasana.

Non esagerate pero!

Gaia Cogerino

Gaia studia nella V scientifico del liceo del Collegio Sacra Famiglia, nel quale ha studiato per 15 anni. 

Grande appassionata delle Scienze e della natura, ama lo studio per amore della conoscenza, sia delle materie classiche che di quelle scientifiche. Le piace osservare al microscopio, fare esperimenti scientifici, la tecnologia in genere, giocare ai videogiochi, viaggiare, dipingere miniature, leggere libri Fantasy e di Fantascienza e  ascoltare musica metal. Ha particolare attenzione per l’ambiente, attenzione che mette in pratica anche attraverso l’upcycling, creando oggetti di uso e gioco con materiali di recupero; considera essenziale il rispetto degli altri e delle regole, trovandosi a suo agio in un ambiente multiculturale, perché propensa ad ascoltare gli altri e se può cercare di aiutarli.

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